Momenti di Essere
Sempre qualcosa che fa meraviglia

Lui arrivava, parcheggiava la Yamaha YZR-M1, chiedeva: – «C’e’ una storia per me?».
Lei ogni tanto si distraeva e faceva riapparire un personaggio scomparso, in forma di narrazione ingenua, in un vertiginoso e musicale scorrere d’immagini e parole. Un viaggio innocente nel mondo del significato.
Con abilità disseminava qua e là questi versi:

[1]Rosetta Rosetta, mi son persa la berretta;
Rosetta Rosetta, ridammi la berretta.
“Come t’ho da dar la berretta se non mi dai lo pane?”
“Dò vo a trovà lo pane?”
“Va là da forno!”
“Forno dammi pane.”
“Come t’ho da dar lo pane se non mi dai la pasta?”
“Dò vo a trovar la pasta?”
“Va là da matera.”
“Matera dammi pasta.”
“Come t’ho da dar la pasta se non mi dai farina?”
“Va da mulino.”
“Mulino dammi farina.”
“Come t’ho da dar farina se non mi dai lo grano?”
“Dò vo a trovar lo grano?”
“Va là da campo.”
“Campo dammi grano.”
“Come t’ho da dar lo grano se non mi dai la grascia?”
“Va là da bove.”
“Bove dammi grascia.”
“Come t’ho da dar la grascia se non mi dai lo fieno?”
“Dò vo a trovar lo fieno?”
“Va là da prato.”
“Prato dammi fieno.”
“Come t’ho da dar lo fieno se non mi dai la falcia?”
“Dò vo a trovar la falcia?”
“Va là da fabbro.”
“Fabbro dammi falcia.”
“Come t’ho da dar la falcia se non mi dai lo lardo?”
“Va là da porco.”
“Porco dammi lardo.”
“Come t’ho da dar lo lardo se non mi dai la ghianda?”
“Va là da cerqua.”
“Cerqua dammi ghianda.”
“Come t’ho da dar la ghianda se non mi dai lo vento?”
“Va là da colle.”
“Colle dammi vento.”

E lo colle mi dette lo vento
lo vento lo detti alla cerqua e infine forno mi r’dette pane
pane lo ridetti a
Rosetta Rosetta
Che mi ridette
La berretta
[/1]

~Il chi ùfulu~

Con un tempismo davvero sorprendente, lui entra in scena al momento giusto, per dare nuovo impulso e nuovo slancio all’azione, proprio quando questa sembra arenarsi, isterilirsi, dinnanzi all’apparizione di ostacoli, apparentemente insormontabili. E il racconto raggiunge la sua acme quando mette in mano all’eroe un mezzo piroettante.

Quando una montagna scompare
la voragine si colma
il fato muta
e gli eroi sono felici

[1]Costumi e superstizioni dell’Appennino marchigiano, Caterina Pigorini-Beri, 1889
© Tutti i diritti riservati

A proposito di:Lóu {2 idee 1 goccia d'enfasi}

{...} sarà inquietudine estetica, vorace istinto del nuovo per il nuovo in omaggio a un che di antico. E la forma? Mettiamo che sia la stanza a tenere tutto insieme. Intensità della vita in contrasto con l’immobilità. Prospettive. Le Nove Porte {...} é la luce ad arredare le stanze

5 commenti in “Le tribù dei Chi” {en passant}

  1. Come un’oliva tonda

    Vorìa bagiatte el riso

    in gola, a la sorgente:

    bagnamme tuto el viso

    in quel sasso trasparente

    Come un’oliva tonda

    in fondo a ‘n rivu chiaro

    ‘nte l’acqua che m’inonda

    io perderìa l’amaro

    (Franco Scataglini)

    Troppo poco un post la settimana !

  2. Nooooo

    pure io la Papaya dance. E quella filastrocca è davvero bellissima… da dove viene?

    Guarda… adoro leggerti! Perchè lui che scende dalla moto e si becca tutto questo… e sotto questi anni70 danzerecci…

    Le tue sinapsi sono davvero affascinanti!

    Bacione ed abbraccio stretto stretto!

  3. Pubblicità subliminale pro/contro il presidente del consiglio?

    chiribbio

    e

    anche stavolta s’è messo i tacchi…

    Che per caso sei una delle signorine poco vestite che gironzolava a villa certosa?….

    Vado ad esaminarle in modo certosino… chissà che non ti riconosca… 😉

    Buon finesettimana ^^

    P.S.: Solo io ci vedo un doppiosenso in rosetta e beretta?…

    Di sicuro è meglio farlo… ma meglio farlo sicuro… 😉

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