Sento il bisogno di aprire lo sguardo.
Per questo il tempo è il mio strumento.

 

Ph. David Claerbout, The Algiers’ Sections of A Happy Moment, 2008
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A proposito di:Lóu {2 idee 1 goccia d'enfasi}

{...} sarà inquietudine estetica, vorace istinto del nuovo per il nuovo in omaggio a un che di antico. E la forma? Mettiamo che sia la stanza a tenere tutto insieme. Intensità della vita in contrasto con l’immobilità. Prospettive. Le Nove Porte {...} é la luce ad arredare le stanze

5 commenti in “David Claerbout” {en passant}

  1. M’aspettavo di trovare il terzo post consecutivo con la presenza di un’arpa…
    ed invece m’hai cambiato strumento…
    Sei imprevedibile… come il tempo
    🙂

    buon fine settimana ^^

  2. Lo sguardo forse ce l’ho aperto da sin troppo tempo, per cui niente più o quasi mi meraviglia. Il mondo che vedo non è bello e la poca bellezza che c’è destinata è a diventare presto putrescenza. Migliaia di anni e l’uomo non è cambiato d’una virgola: o poeta o guerrafondaio. Mi spieghi dunque dove starebbe di casa la bellezza? Un poeta è inutile, un pezzo di legno secco; il guerrafondaio uccide i propri simili e fa la storia, senza rendersi conto che alla fine per tutti ci sarà sempre e comunque due metri di terreno, una fossa, una lapide. Ma l’Universo, giustamente, se ne frega di noi, di tutto questo che è poco davvero: ogni giorno nascono e muiono stelle in uno spazio così infinito che non sappiamo immaginare. Siamo meno d’uno starnuto nella vastità dell’Universo. E di questo solamente dovremmo prendere coscienza.

    Bacioni

    beppe

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