{ζFENICE} … “ma vi è un unico uccello, che si rinnova e da sé si rigenera: gli Assiri lo chiamano Fenice. Non vive di frumento né di erbe, bensì vive di lagrime di incenso e di stille di amomo. Quand’esso ha compiuto cinque secoli di vita, con le unghie e con il puro rostro si costruisce un nido fra i rami di un leccio o nella sommità di una flessibile palma. E non appena qui vi ha cosparso spighe di delicato nardo e trito cinnamomo e fulva mirra, sopra vi si adagia e fra gli aromi conclude il suo tempo. Ma da qui, come si tramanda, dal corpo paterno nuovamente nasce una piccola Fenice, destinata a vivere altrettanti anni”. [rif. Araba Fenice, Ovidio, terzo libro delle Metamorfosi]
TURAND∂T
Giacomo Puccini (1858 – 1924)
Atto III, Scena 1
Nessun dorma!
Nessun dorma!
Tu pure, o Principessa,
nella tua fredda stanza
guardi le stelle che tremano
d’amore e di speranza!
Ma il mio mistero è chiuso in me,
il nome mio nessun saprà!
No, no, sulla tua bocca lo dirò,
quando la luce splenderà!
Ed il mio bacio scioglierà
il silenzio che ti fa mia!
…
Dilegua, o notte!
Tramontate, stelle!
Tramontate stelle!
All’alba vincerò!
Vincerò!
Vincerò!